Giochi di ruolo in Ucraina.

 
Giochi di ruolo in Ucraina
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Проект з "Родимками" Іри Цілик - дещо інакший. Це була настільки вдала Ірина книжка (а ми знаємо, що говоримо, - не інтуітивно, а за статистикою), що нам було дуже шкода, що вона розійшлася в такій малій кількості друкованих примірників, більшість читачів надали перевагу скачуванню умовно безкоштовної електронної версії, не переймаючись запропонованою післяплатою. Авторам не звикати. Але кількість і тривалість цих скачувань навіть після того, як книжку припинили рекламувати в мережі, примушували нас шукати іншого продовження цій історії.

Новий проект реалізовуватиме освітні програми у сфері літератури, книжкової справи, літературного менеджменту та дотичних сферах суспільного життя, які пов’язані з роботою над текстом.

Отож, в нашому випадку кожен двадцятий захотів скачані електрони матеріалізувати в паперовій версії. Оце і є „рекламна користь” від вільного розповсюдження інформації (піратів), щоправда, непряму рекламу не так вже й легко, а пряму шкоду теж неможливо порахувати, бо значна частина тих, хто скачував, просто не отримала б доступу до паперової книжки, навіть якщо дуже хотіла б: книжка була на полицях переважно київських книгарень та мережі книгарень «Є».

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Життя бентежне, але не зле, як казала одна наша знайома. Тому нам доводиться давати рекламу, щоб підтримувати сайт проекту. Але ж Вам не складно буде подивитись її? Натискати на ці посилання
зовсім необов’язково , але якщо Вам щось впало до вподоби - дозволяємо . З повагою, колектив "Автури".
Рецензія

13.11.2013

Рецензія на книжку:
Нікітін Олексій. Istemi_
(Переклад: Laura Pagliara)

Il romanzo di Aleksej Nikitin presentato a Pordenone legge «Istemi» dal nome di uno dei personaggi creati da un gruppo di studenti dell'università di Kiev. Una specie di Risiko in salsa russa che impatta nella realtà con la dissoluzione dell'Urss.

Non c'entra nulla ma «Istemi», il romanzo di Aleksej Nikitin uscito da Voland (pagine 133, euro 13) mi ha fatto pensare al «Fondemantalista riluttante» di Mohsin Hamid. Altro contesto, altro sarcasmo, altra drammaticità, immerso nel trauma post Twin Towers il primo, lieve come un gioco adolescenziale il secondo. Però il tema, il disincanto dopo la grande illusione degli anni Novanta, quella che, con il crollo del Muro prometteva la fine della storia, una felice società aperta e «a ciascuno secondo le sue capacità», è lo stesso.
Istemi è uno dei personaggi creati da un gruppo di studenti iscritti al primo anno dell'università di Kiev, genialoidi come solo gli slavi e i napoletani sanno essere, per piacere intellettuale ed estetico, senza finalità pratiche a turbare la coerenza del disegno. Un gioco di ruolo inventato negli anni Ottanta del secolo scorso: «Un tempo sotto questo cielo sfrecciavano i cavalieri di Istemi. Leggeri come la morte, veloci come il vento». Una specie di Risiko o di Civilization in salsa russa, solo che in questo caso, regni e khanati, imperi e principati, impattano con la dissoluzione reale della Seconda Potenza Mondiale.
Quello che sembrava un ben costruito esercizio di fantasia assume le parvenze inaspettate di una questione molto seria e degna dell'attenzione del Kgb, mentre l'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche deflagra in mille stati e staterelli, con ripetizione di palazzi d'inverno assaltati, cannoneggiamenti e guerre civili. I capitoli del libro saltano dal 1984 al 2004, quell'innocente perdita di tempo si trasforma, infatti, in un destino che lega i protagonisti vent'anni dopo.
Aleksej Nikitin è stato ospite del festival «Pordenone legge» e, ragionando in pubblico sul suo paese, l'Ucraina, ne spiega, in parte, le disgrazie attuali con il recente passato: «Com'è accaduto che un paese dal clima mite, con un terreno fertile, ricco di risorse naturali, abitato da persone istruite e laboriose soffra di un'efferatissima corruzione e presenti indici economici fra i peggiori d'Europa? Il ventesimo secolo è stato spietato con lei».
Nella finzione del romanzo si fa strada qualcosa di più sofisticato, che intreccia le somiglianze del prima e del dopo: l'americano Malkin, per esempio, capo filiale della multinazionale di bibite dove il protagonista Davidov lavora, trascolora nel maggiore Razin, il comandante di battaglione che lo indottrinava 18 anni prima. Il primo si entusiasma per il capo supremo della multinazionale, il secondo era un campione del culto stalinista della personalità: «Lui era la mente, da solo pensava per tutti».
C'è un passaggio esilarante, quando Davidov viene promosso ma è già immerso nell'intrico di spie e affaristi che ha avuto origine da quel vecchio innocente gioco della sua giovinezza e, per districarsi chiede, prima di entrare in carica, due settimane di ferie: «Alla fine Malkin mi diede le due settimane, ma lo vidi parecchio pensieroso. Probabilmente meditò sull'enigmatica e imponderabile anima slava. Se a una persona offrono un nuovo impiego, dovrebbe mettersi a scavare la terra con il naso, strapparsi le vene, ansando e sudando, per dimostrare ai capi che non si sono sbagliati. E invece quello se ne va in ferie. Gente assurda».
C'è Kiev in questo romanzo, struggente nei suoi tramonti, nei vicoli e nelle colline, nei monasteri, nelle cupole a cipolla, nell'acciottolato delle strade vecchie, nelle trattorie e nelle caffetterie fumose, nei ristoranti di lusso per la nomenklatura, sovietica e post (che è più o meno la stessa). Aleksej Nikitin la fa vivere da dentro, riesci a vederla anche se non ci sei mai stato.
E c'è Kiev massacrata dal traffico e dalle speculazioni degli affaristi, come nel caso del progetto di parcheggi al posto del Monastero delle grotte. «È stretto, lo allarghiamo, lo scaviamo di più, costruiamo impianti di canalizzazione e reti elettriche».
Scrittura lieve, ironica per un romanzo breve che riesce, tuttavia, a restituire il clima cupo del crocevia di spie della fine dell'impero e dell'inizio della nuova era, lo stigma sui ceceni, l'intesa fra coloro che, nel prima e nel post, sono disposti a schiacciare le vite degli altri.

Iolanda Bufalini

(Джерело: L'Unità)

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